La norma di maggiore impatto che il governo ha in mente per il Decreto Aprile è un pacchetto di investimenti in infrastrutture. Saranno 26 le opere commissariate (con iter quindi accelerato), per un valore totale di 13 miliardi e 918 milioni di euro. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli inserirà delle norme specifiche per velocizzare investimenti e cantierizzare opere. Un'altra norma fondamentale che sarà presente nel decreto è poi l'approvazione per legge del contratto di programma per Rfi e Anas che vale 29 miliardi di investimenti. In sostanza tale disposizione, richiesta da Ferrovie dello Stato, bypassa il decreto tra ministero dell'economia e delle infrastrutture con la registrazione alla Corte dei Conti permettendo una disponibilità delle risorse più veloce per gare e cantieri. E i cantieri più importanti in corso, che quindi non si sono fermati sono: M4 a Milano, ferrovia Napoli - Bari, ferrovia Catania - Palermo e Ponte Morandi sui quali è al lavoro Salini.
Ma questo per Gabriele Buia, presidente dell'Ance (associazione nazionale costruttori edili) e figura che abbiamo imparato a conoscere in questa sezione, non basta. «Serve un piano Marshall, un intervento davvero straordinario da 150 miliardi in 5 anni» ha affermato al comitato d'associazione. L'Ance prevede due scenari: uno soft e uno hard. Il primo, che si verificherà se il governo agirà correttamente, vedrà una riduzione degli investimenti in opere pubbliche del solo 13% nel 2020 e già un incremento di più del 5% l'anno prossimo. Lo scenario hard invece rappresenterebbe unaliquefazione del settore, che era in crisi già da prima: -42% nel 2020 e -33% nel 2021.
Quali sarebbero le coperture? Secondo l'Ance intanto con il varo di un piano Italia da più di 40 miliardi utilizzando in via abbreviata fondi già stanziati nel bilancio dello Stato che sarebbero spalmati su 2 soli anni anziché su 15. Ci sarebbero poi una decina di miliardi dei fondi strutturali dell'Unione Europea per gli anni 2014-2020, non ancora impegnati e da destinare a opere urgenti. E poi ancora i già menzionati contratti di programma di Rfi e Anas (29 miliardi) e lo sblocco di investimenti fermi per 56 miliardi. Questo per quanto concerne le cifre. Le norme tecniche che permetteranno degli itinera più veloci saranno tra le altre: le semplificazioni della conferenza dei servizi, la sospensione dei pagamenti fiscali, la messa a disposizione di liquidità in tempi celeri, e ancora scudi penali e interventi sulle responsabilità erariali e sull'abuso d'ufficio.
Nel frattempo l'Osservatorio del Cresme rileva un dato curioso per Il Sole 24 Ore. I bandi di gara pubblicati in Italia per il mese di marzo valgono quasi 3 miliardi (-36% rispetto a marzo 2019). In aumento del 20% rispetto a febbraio. Com'è possibile se l'Italia si è fermata? E' stato pubblicato un bando per l'affidamento di due tratte della Pedemontana lombarda che da solo vale 1,4 miliardi. Ecco il motivo. Al netto di quest'opera pubblica, (che tra l'altro sarà sospesa causa Covid-19) i dati sarebbero più impietosi: -67% anziché -36%. In generale nel primo trimestre del 2020 il mercato degli appalti in Italia vale 5,28 miliardi, in calo del 12% rispetto allo stesso periodo del 2019. Sono gli effetti, neanche a dirlo, del Coronavirus.
Michele Pizzarotti, vicepresidente dell'impresa di costruzioni di famiglia e presidente del comitato grandi infrastrutture strategiche dell'Ance ha spiegato i rischi dell'emergenza per il settore e come il decreto Aprile dovrebbe farvi fronte. «Le criticità operative causate nei cantieri dall'emergenza Covid-19 hanno spinto molte stazioni appaltanti a disporre la sospensione dei lavori usando come motivazione la carenza di manodopera o l'impossibilità per i soggetti esecutori di garantire in pieno vigilanza, verifica e controllo in materia di salute e sicurezza» ha dichiarato. Per poi aggiungere: «una singola impresa, che può avere in corso appalti con diverse amministrazioni subisce i maggiori oneri da sospensione su tutti i cantieri. Una situazione di totale iniquità, che si aggiunge alla crisi del settore e ai tempi lunghi con cui le amministrazioni liquidano i corrispettivi agli appaltatori. E' urgente una norma che preveda il diritto del soggetto esecutore a chiedere il riconoscimento dei danni da fermo lavori subiti come conseguenza della sospensione da Covid-19».
Stefano Guarrera