Uno studio dell'Università Federico II di Napoli ha stimato che il Pil italiano crescerebbe di altri 58-60 miliardi(+3,3%) se fosse completata l'Alta velocità in tutta Italia. Lo studio dimostra anche che nel decennio 2009-2019 senza l'attuale rete di Av il Pil italiano avrebbe perso 41 miliardi, l'equivalente del 2,5% del Pil. Nel decennio preso in esame quindi in media, il contributo dell'Alta velocità di rete al Pil italiano è equivalente al 3%, che sale al 6% per le città direttamente connesse a questo tipo di infrastrutture. Se il Pil italiano del 2018 è equivalso a 1720 miliardi di euro, sarebbe sceso a 1679 miliardi senza i treni Av. Sarebbe salito a 1778 miliardi con il completamento della Alta velocità di rete.
Uno studio precedente dell'ateneo campano mostrava come le città servite dalla Avr crescano dell'8-10%. Quelle invece che non usufruiscono del servizio crescono dello 0,4-3%. I treni ad alta velocità sottraggono il 23% del traffico agli aerei e il 21% alle automobili. Per completamento dell'Av s'intende un'infrastrutturazione del Paese che porti al 76% i cittadini che si trovano entro un'ora di distanza da una stazione servita dall'Av e al restante 24% entro due ore. Le linee che permettono queste percentuali sono le direttrici essenziali che mancano: completamento e messa in esercizio della Napoli - Bari, della Salerno - Reggio Calabria, Adriatica, Catania - Messina - Palermo, Roma - Pescara, Roma - Ancora, Terzo Valico di Genova e Brescia - Trieste.
Il ministro delle infrastrutture De Micheli ha presentato il piano #italiaveloce, inserito nel Documento di Economia e Finanza (Def) Infrastrutture: dovrebbe andare in consiglio dei ministri questa settimana. Questo piano, congiunto all'accelerazione dei contratti di programmi di Fs-Rfi e insieme con le semplificazioni, dovrebbe mettere il turbo agli investimenti ferroviari e al disegno della Avr.
Nel frattempo, Ennio Cascetta, docente di pianificazione dei sistemi di trasporto presso l'Università Federico II e il MIT di Boston, fornisce qualche suggerimento al governo. Cascetta fa notare come nel decennio preso in analisi, tre siano stati i punti di forza dell'Italia: export (+42%), produzione industriale (+12,4%) e turismo (13%). Per sostenere la prima filiera bisognerebbe completare i 4 corridoi Ten-t per le merci che consentirebbero di collegare i porti italiani all'Europa attraverso le Alpi. Un esempio? I treni da 750 metri di lunghezza e 2000 tonnellate dovrebbero poter viaggiare dal porto di Gioia Tauro al Brennero da entrambe le direttrici: Tirrenica e Adriatica. Per sostenere la seconda filiera sarebbe necessario sviluppare le linee precedentemente citate di Avr. Per quanto riguarda il turismo due sono le priorità: il potenziamento degli aeroporti e la loro integrazione ferroviaria con le città di riferimento, metropolitane comprese.
«Infrastruttura e accessibilità a un servizio di mobilità non coincidono per una ferrovia o un aeroporto. Se non abbiamo qualcuno che ci fa muovere con un treno sul binario o ci fa volare, di quell'infrastruttura non sappiamo cosa farcene» afferma Cascetta in un intervista a Il Sole 24 Ore, rilevando la differenza con il trasporto stradale. «Il successo dell'Alta velocità non nasce solo dall'aver realizzato l'infrastruttura ma dall'aver garantito l'accessibilità a un buon servizio ferroviario. Decisivo è stato creare un mercato concorrenziale con Trenitalia e Italo» aggiunge il docente.
Cascetta propone infine il Bonus Alta velocità che permetterebbe di anticipare i benefici delle infrastrutture e lo sviluppo di un servizio di mobilità ferroviaria di alta qualità. In che cosa consiste? «È una somma messa in gara e che va alle imprese che si impegnano da subito, con treni ad alta velocità, a garantire un servizio ferroviario con frequenze e tariffe fissati dello Stato con i tempi di percorrenza minori possibili con l'infrastruttura esistente»: questo, per quattro scopi. Fa rendere al massimo le condizioni infrastrutturali di partenza, migliora l'offerta, crea domanda e offerta per la rete futura e crea una concorrenza sana che punti al miglioramento del servizio tra compagnie che vogliono acquistarsi fette di mercato.
Stefano Guarrera